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Le prime alghe "sosia" che studiano il cambiamento climatico

L'ENEA ha messo "in mare" 60 alghe artificiali simili a quelle naturali, per comprendere l'effetto di mitigazione del cambiamento climatico e di protezione esercitato dall'alga naturale.

alghe in resina siliconica atossica simili alle alghe naturali
Fonte: ENEA
L'ENEA ha progettato, stampato in 3D e "trapiantato" nella Baia di Santa Teresa, vicino La Spezia, 60 alghe in resina siliconica atossica simili alle alghe naturali, per testarne l'idoneità alla colonizzazione da parte di organismi marini.

Gli studi serviranno anche a comprendere l'effetto di mitigazione al cambiamento climatico e di protezione esercitato dall'alga naturale sulla fauna associata. Questi gli obiettivi del progetto condotto da ENEA in collaborazione con CNR e Università di Portsmouth, e pubblicato sulla rivista New Scientist.

Le 60 alghe artificiali sono state realizzate imitando il colore e la struttura dell'Ellisolandia elongata, un'alga corallina tipica dei fondali bassi del Mediterraneo e nota per essere in grado di sopportare periodi fuori dall'acqua, forti variazioni di temperatura, salinità e pH. Tra le fronde flessibili di quest'alga, importante "ingegnere ecosistemico" e vera e propria oasi di biodiversità del nostro mare, trovano riparo, cibo e aree favorevoli alla riproduzione numerosi organismi marini.

Le alghe "sosia" sono state trapiantate a circa 50 centimetri di profondità per avviare la fase di acclimatazione e permettere al biofilm batterico di ricoprirle, favorendone la colonizzazione da parte di organismi come piccole stelle di mare, crostacei, molluschi e molti altri.

"L'innovatività di questo studio è duplice", sottolinea Chiara Lombardi dell'ENEA, "da una parte c'è l'importanza di comprendere come un organismo come l'Ellisolandia elongata può essere in grado di mitigare gli effetti del cambiamento climatico proteggendo la fauna ad esso associata."

"Dall'altra parte si aprono nuovi orizzonti applicativi, come la creazione di piccole scogliere artificiali per il recupero e il ripristino di habitat naturali particolarmente sfruttati e impoveriti dall'azione dell'uomo".

Il progetto, della durata di due anni, si divide in due fasi: durante la prima fase di progettazione sono state realizzate scansioni delle alghe naturali; successivamente, presso il Centro Ricerche Ambiente Marino di Santa Teresa, sono stati stampati in 3D i primi prototipi, poi testati per verificarne resistenza e atossicità.

Nella fase di sperimentazione tutt'ora in corso è stato avviato un osservatorio per l'acquisizione di dati marini, quali temperatura, salinità, alcalinità, pH, ossigeno: nell'arco di un anno le alghe artificiali verranno monitorate e campionate, per valutarne l'idoneità alla colonizzazione da parte degli animali.

Nella seconda fase del progetto, da giugno a dicembre 2018, sia le alghe naturali che quelle artificiali verranno immerse nelle vasche del Laboratorio "Acquari" presso il Centro Ricerche Ambiente Marino dell'ENEA e sottoposte a sperimentazione: saranno analizzati parametri di pH e temperatura con previsioni al 2100, verrà valutata la risposta degli animali e studiati eventuali cambiamenti nella fisiologia delle alghe naturali.

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