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I paradossi climatici nell'Italia del futuro

I bambini che nascono oggi, e quelli che nasceranno domani, vivranno in un'Italia diversa. Riusciremo a impegnarci abbastanza per evitare le conseguenze peggiori?

Il fiume Po
Immagine di pubblico dominio: Luca Galli
Meno pioggia, ma precipitazioni violente e concentrate in alcuni periodi dell'anno. Siccità estive sempre più marcate su Alpi e Pianura padana, dove le magre prolungate del Po potrebbero mettere in ginocchio agricoltura e zootecnia. Aumento dei periodi aridi in Calabria e Sardegna. Generale incremento della temperatura media nel corso del ventunesimo secolo, fino a 6 °C nello scenario peggiore.

Questo, in sintesi, il quadro che segnala il WWF, e dipinto dal gruppo di lavoro coordinato da Paola Mercogliano del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC). I futuri 60-70enni nati oggi dovranno fare i conti con un'Italia in cui non ci saranno più le "mezze stagioni", e non per modo di dire.

È previsto un aumento dei periodi aridi, cioè giornate consecutive senza precipitazioni, in Toscana, Calabria, Sardegna, Veneto e arco alpino. Questi periodi potrebbero aumentare dal 30 % all'80 %. Nello scenario più pessimistico, i modelli indicano una diminuzione delle precipitazioni del 20-30 %. Nelle ipotesi migliori, le precipitazioni diminuiranno soprattutto al nord.

È singolare il caso del bacino del Po, dove sono previsti due rischi opposti nelle stesse zone: alluvioni in autunno e inverno, periodi di magra in estate. Gli effetti delle magre sono stati già osservati, ad esempio nel 2003, quando la mancata produzione di energia idroelettrica ha provocato perdite per 280 milioni di euro, mentre la siccità del 2007 ha fatto perdere 670 milioni di euro.

Per il Po si prospettano oltre due mesi di magra in estate. Nella zona di Pontelagoscuro (Ferrara), le settimane di magra saranno quattro volte quelle attuali. Altra conseguenza temuta, e sempre più probabile, sarà l'inversione marina: l'ingresso del mare nel fiume a causa della diminuzione della portata d'acqua dolce, con danni per agricoltura e industria.

Tra il 2071 e il 2100, nei mesi estivi, le regioni sttentrionali della nostra penisola potrebbero registrare incrementi di temperatura addirittura maggiori di 6 °C. D'inverno, invece, le precipitazioni aumenteranno, soprattutto in Liguria, andando oltre i 4-5 millimetri al giorno nello scenario peggiore. Si verificherà anche un aumento degli eventi meteo estremi.

Con queste condizioni, colture come la vite e l'ulivo subiranno pesanti ripercussioni. L'areale della vite tenderà a spostarsi verso nord e in altitudine. Per quanto riguarda l'ulivo, si anticiperanno le fioriture, e i lunghi periodi di siccità causeranno, inevitabilmente, l'aumento dalla quantità di acqua destinata all'irrigazione.

I più autorevoli centri di ricerca, come il GISS (Goddard Institute for Space Studies) della NASA e il NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), hanno confermato il 2015 come l'anno più caldo mai registrato sulla Terra (a partire dal 1880). Una tendenza che è stata confermata dal gennaio 2016, di ben 1,3 °C superiore alla media.

Il cambiamento climatico è una delle minacce più devastanti per gli ecosistemi, la biodiversità, la straordinaria ricchezza della vita sulla Terra, grazie alla quale deriviamo il nostro benessere e il nostro sviluppo, nonché per le centinaia di milioni di persone sul pianeta. Nonostante i recenti accordi raggiunti alla COP21 di Parigi, non stiamo ancora facendo abbastanza per il futuro della nostra unica casa.

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