L'intreccio tra cibo, acqua ed energia è indissolubile. Il nostro futuro dipende da quanto saremo capaci di integrare queste risorse. Ma da dove si comincia?
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Secondo l'International Energy Agency, solo far fronte al fabbisogno energetico mondiale richiederà investimenti per 48mila miliardi di dollari, da qui al 2035. E c'è il rischio concreto che gli investimenti siano male indirizzati, perché i decisori non stanno valutando correttamente gli impatti.
Un esempio che può dare una vaga idea delle dimensioni del problema: circa l'80 % dell'acqua che consumiamo è impiegata in agricoltura, per produrre cibo. Quasi il 13 % della produzione energetica è usato per estrarre, depurare, trasportare, riscaldare o raffreddare la nostra acqua.
I fertilizzanti realizzati con gas naturale, i pesticidi ricavati dal petrolio e il diesel per alimentare i macchinari agricoli aumentano la quantità di energia necessaria per produrre cibo. Le aziende alimentari richiedono energia per la refrigerazione, producono merce avvolta nella plastica, ricavata da sostanze petrolchimiche, e ci vuole altra energia per il trasporto dei prodotti. Come si ferma questo circolo vizioso?
Trovare una soluzione è possibile
Per fortuna, integrare energia, acqua e cibo in modi sostenibili è possibile. Una delle misure più ovvie è ridurre i rifiuti: negli USA, più del 25 % del cibo viene buttato via. Visto che impieghiamo tanta energia e acqua per produrlo, ridurre gli sprechi permetterebbe di risparmiare varie risorse contemporaneamente.
Le soluzioni possono essere semplici. Ad esempio, servire porzioni più piccole, e mangiare meno carne, che richiede quattro volte più energia rispetto ai cereali. Inoltre, possiamo mettere gli scarti alimentari e i rifiuti agricoli in digestori anaerobici, che li trasformano in gas naturale. Adottando quasta tecnologia su vasta scala, potremmo ridurre l'impiego di energia e acqua che servono per il trattamento dei rifiuti.
Anche le acque reflue potrebbero essere trasformate in una risorsa. In California, per esempio, si usano le acque reflue trattate per irrigare i terreni. L'acqua è tanto pulita da essere perfino potabile. Inoltre, i solidi estratti dai rifiuti liquidi di solito vengono bruciati; invece, potrebbero essere inceneriti per produrre elettricità.
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Dobbiamo cominciare a pensare che spegnere luci e apparecchi fa risparmiare enormi quantità d'acqua, e chiudere l'acqua fa risparmiare enormi quantità di energia.
Possiamo rendere più intelligente il sistema idrico. Secondo gli esperti, i tubi antiquati perdono dal 10 al 40 % dell'acqua trattata che vi scorre. Sensori incorporati nel sistema servirebbero a ridurre le perdite, sia di acqua che di denaro, e aiuterebbero gli utenti a tenere sotto controllo i propri consumi.
Si può rendere più intelligente anche il sistema alimentare: uno dei motivi del grande spreco di cibo sono le date di scadenza, su cui ci basiamo per decidere se un alimento è buono o è da buttare. Ma sarebbe molto meglio usare dei sensori per valutare direttamente gli alimenti. Per esempio, sulle confezioni potremmo usare inchiostri sensibili alla temperatura, che cambiano colore se esposti ad una temperatura sbagliata, o se cominciano a svilupparsi microrganismi indesiderati.
Cambiamo il modo di pensare
Andrebbero riconsiderate tutte le nostre politiche: le decisioni prese da istituzioni distinte non fanno che aggravare il problema. I pianificatori del settore energetico danno per scontato di avere l'acqua necessaria, quelli del settore idrico di avere l'energia necessaria, e così via. L'innovazione più importante è un pensiero che consideri la connessione tra le risorse.
In gioco c'è anche la responsabilità personale: la domanda di insalate fresche, che in inverno arrivano sulla nostra tavola percorrendo migliaia di chilometri, crea un sistema di distribuzione dispersivo e affamato di energia. Le nostre scelte per avere sempre di più non fanno che portare le risorse al limite.
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