Studiando la polvere sahariana depositata e "sigillata" sulla neve delle Alpi dolomitiche, sono state identificate migrazioni di microrganismi dalle aree sahariane. Si tratta di uno degli effetti del cambiamento climatico e dell'uso del suolo.
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Hanno studiato la carica microbica di uno tra i più intensi eventi di trasporto di polveri sahariane che ha raggiunto le Alpi nel 2014, pubblicando i risultati sulla rivista "Microbiome". Il team è guidato da Tobias Weil (FEM), Duccio Cavalieri (Università di Firenze) e Franco Miglietta (IBIMET-CNR, FoxLab).
Questa grande tempesta ha depositato enormi quantità di polvere sahariana sulle Alpi dolomitiche, che è rimasta poi "sigillata" tra strati di neve "pulita". Questo ha permesso una precisa determinazione dei microrganismi associati alla deposizione della polvere.
Nei campioni di neve raccolti su Marmolada e Latemar, i ricercatori hanno trovato prove che le grandi tempeste di polvere possono muovere intere comunità microbiche (batteri e funghi) dalle aree sahariane all'Europa, e che questo microbiota contiene molti organismi estremamente resistenti e in grado di sopravvivere in ambienti diversi.
"L'idea di studiare un eccezionale evento invernale ha consentito di scoprire quasi intere comunità di microbi sahariani, trasportate dal vento e congelate in uno strato di neve rosa, isolato sotto lo zero dagli strati precedenti e dai successivi", spiegano i ricercatori.
L'analisi delle firme genetiche dei batteri e funghi congelati e delle comunità microbiche dei suoli ha permesso di verificare che alcuni di questi microbi sahariani sopravvivono anche dopo lo scioglimento delle nevi, probabilmente perché presenti in grandi quantità.
Questa scoperta suggerisce che il cambiamento climatico e l'aumentata frequenza di questi eventi possa cambiare in modo significativo le comunità microbiche dei nostri suoli, trasportando intere comunità microbiche molto lontano.
Per approfondimenti: "Inquinamento dal Sahara"
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