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La città sommersa: Venezia rinasce dalle sue fondazioni

Venezia si regge su un complicato e delicato equilibrio tra acqua, terra e legno. Un programma di ricerca, a cui ha partecipato l'IVALSA-CNR, ha fatto chiarezza sullo stato di conservazione dei pali lignei che reggono gli edifici, e posto le basi per un piano di restauro e conservazione del patrimonio architettonico.

Il Canal Grande di Venezia

A fine giugno sono stati presentati i risultati di due progetti, ideati dall'Istituto per la Valorizzazione del Legno e delle Specie Arboree del CNR (IVALSA-CNR). Le ricerche riguardano il comportamento chimico-fisico e microbiologico del sistema delle fondazioni lignee a Venezia. Gli studi sono stati pubblicati sulla rivista "Construction and Building Materials".

"Grazie a questa ricerca, la conoscenza dell'architettura veneziana è ripartita dagli elementi primi che reggono l'edificio, giungendo ad un sostanziale ridimensionamento del luogo comune della durabilità eterna dei pali lignei che consolidano i terreni di fondazione", spiega Nicola Macchioni, ricercatore dell'IVALSA-CNR e tra gli ideatori del progetto.

Questa prima ricerca scientifica sull'argomento, ha dimostrato che l'immersione nel fango e la mancanza di aria non sempre preservano gli elementi alla base degli edifici: si possono trovare situazioni anche molto diverse tra un edificio e l'altro, e tra una zona e l'altra della città. Infatti, lo studio ha messo in evidenza un certo degrado delle palificazioni, con differenze significative a seconda delle tipologie di suolo e del legno adoperato.

La presenza di ossigeno nel terreno accelera gli attacchi degli organismi responsabili del degrado. "La disponibilità di questo elemento nel sottosuolo veneziano cambia molto, per esempio, in funzione della presenza di risorgive di acqua dolce o di terreni di riporto. Ma anche la disposizione degli elementi nella fondazione ha importanza: i pali verticali risultano essere in condizioni peggiori rispetto ai madieri orizzontali".

Ricercatori al lavoro a Venezia

Per quanto riguarda le specie legnose, i ricercatori hanno analizzato l'ontano, la quercia, il larice e il pino silvestre. In genere, il legno di conifera si danneggia di meno. Hanno anche effettuato delle prove di resistenza meccanica dei pali: il compattamento del terreno attuato quando i pali vengono infissi, fa sì che il sistema funzioni fino a che i pali mantengono le loro dimensioni, anche se il legno è degradato. Questo permette di non compromettere la stabilità degli edifici.

Lo studio ha concluso che la chiave è l'equilibrio fisico, chimico e meccanico tra legno, terra e acqua, "che assieme concorrono alla capacità portante del sistema di fondazione. Di essi, il legno rappresenta l'elemento strutturale, ma tutto dipende dall'interazione con le altre componenti: un ecosistema complicato e delicatissimo che sorregge l'intera città".

Attraverso questa ricerca, è stato possibile mettere a punto un protocollo d'indagine, che potrà essere impiegato in maniera sistematica, da istituzioni e privati, per il monitoraggio e la manutenzione delle fondazioni del patrimonio edilizio di Venezia.

La filiera delle competenze e delle diverse discipline coinvolte, costituisce un unicum nel panorama internazionale dello studio delle palificate di fondazioni lignee storiche: infatti, i pali di fondazione venziani si trovano nella posizione originaria, e con una funzione ancora attiva e immutata.

Il progetto è stato sostenuto dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Venezia e Laguna, finanziato e coordinato da CoRiLa (Consorzio Ricerche in Laguna), e condotto dall'IVALSA-CNR, insieme al Dipartimento di scienze ambientali dell'Università Ca' Foscari di Venezia, e al Dipartimento di ingegneria civile, edile e ambientale dell'Università di Padova, con la collaborazione di Insula spa (società per la manutenzione urbana di Venezia).

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