Il gas estratto dagli shale può sostituire petrolio e carbone per la produzione di energia, riducendo l'impatto ambientale dei combustibili fossili, ma questa fonte non sembra essere esente da inquinamento.
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Tuttavia, la rapida espansione di shale gas, che ha visto come protagonisti principali Stati Uniti e Canada, si è verificata senza un'adeguata campagna di investimenti nella ricerca delle possibili conseguenze su ambiente e salute pubblica.
Partiamo dall'inizio: cosa sono gli shale? Si tratta di giacimenti di tipo diverso rispetto a quelli tradizionali. Sono rocce argillose a bassissima permeabilità, da cui era impossibile, fino a poco tempo fa, estrarre gli idrocarburi intrappolati. Le nuove tecnologie hanno cambiato tutto.
Dal 2008 al 2013, la produzione di gas da shale è più che quintuplicata, e oggi rappresenta circa il 25 % del totale di idrocarburi estratti negli Stati Uniti. Se si dovesse continuare con questa velocità di produzione, nel 2035 gli shale gas costituiranno più del 50 % della produzione da idrocarburi.
Le metodologie di sfruttamento dei giacimenti di shale gas sono altamente invasive. Fin da subito, hanno generato timori di gravi effetti ambientali nelle popolazioni vicine ai siti di estrazione, come innesco di terremoti, inquinamento delle falde acquifere, emissione in atmosfera di gas inquinanti.
Innesco di terremoti
Innanzitutto, i processi tecnologici di fratturazione idraulica e di re-iniezione delle acque residue, che caratterizzano lo sfruttamento di shale gas, possono indurre una moderata ma intensa attività sismica o riattivare faglie circostanti, generando anche terremoti di elevata magnitudo.
In alcuni casi, per esempio intorno i campi di Eola, in Oklahoma, e di Blackpool, nel Regno Unito, sono avvenute scosse di magnitudo intorno a 3. Poiché si tratta di zone che, in passato, erano esenti da attività sismica avvertita dalla popolazione, le scosse sono chiaramente correlate al processo di sfruttamento dello shale gas.
Inquinamento idrico
Inoltre, nel processo di fratturazione possono essere create nuove fratture, che permettono il collegamento della zona produttiva con le falde acquifere circostanti, inquinandole con metalli pesanti e particelle radioattive usate come traccianti.
Un altro problema è costituito dalle acque di processo. Circa il 25-50 % dell'acqua usata nella fratturazione idraulica è riportata in superficie. Tipicamente, quest'acqua contiene quantità variabili di idrocarburi ed inquinanti chimici. Anche se una parte è riutilizzata per fasi successive di fratturazione, si pone il gravoso problema del trattamento della parte che resta.
Ad ogni modo, la maggior parte dei casi di inquinamento di falde acquifere superficiali potabili, che sono stati segnalati di frequente dai mezzi di comunicazione, in genere hanno scarso supporto scientifico.
Uno dei casi meglio documentati è uno studio fatto da ricercatori della Stanford University, che hanno rilevato la presenza di metano in 141 pozzi per acqua potabile in una zona della Pennsylvania in cui c'è un'intensa attività estrattiva. Ma la correlazione con l'estrazione di shale gas è ancora controversa.
Inquinamento atmosferico e impatto sul territorio
Un altro aspetto di forte interesse è il possibile inquinamento atmosferico, dovuto a incidenti industriali o corrosione e rottura dei rivestimenti dei pozzi, che possono determinare fughe di inquinanti di vario genere, ma soprattutto metano. A incidere sull'inquinamento atmosferico è anche la concentrazione di gasolio liberato da generatori e macchinari di vario genere, e dai mezzi di trasporto al lavoro sul sito di shale gas.
Nella valutazione degli effetti che derivano dallo sfruttamento di shale gas, andranno anche considerati il possibile impatto sul territorio, e le ricadute su salute e benessere delle comunità locali. Infatti, il grande numero di pozzi e le infrastrutture necessarie portano ad un notevole impatto sullo sfruttamento del territorio e dell'ecosistema circostante.
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