È l'essenza della medicina rigenerativa: la possibilità di sostituire la
parte di cuore morta, con nuovo tessuto cardiaco, generato dalle
staminali.
All'Università di Pavia, un team, diretto dal cardiologo Massimiliano Gnecchi, ha ottenuto cellule staminali dalla placenta umana. Queste cellule staminali, di origine fetale, sono in grado di curare il danno prodotto dall'infarto miocardico.
La scoperta è di grande importanza. Infatti, l'infarto rappresenta la principale causa di morte e disabilità, nei paesi occidentali. Inoltre, la placenta diventa un organo di "scarto", dopo il parto. Perciò, il suo uso come fonte di cellule staminali, non solleva alcun problema di natura etica.
L'infarto del miocardio è provocato da un'improvvisa occlusione delle arterie che portano il sangue. La regione colpita diventa necrotica, ed è proprio la necrosi che scatena i sintomi. L'organismo, poi, riassorbe i tessuti morti. Ma non può rigenerare la parte persa, perchè non c'è più l'afflusso di sangue. Quindi, in quella zona si forma una cicatrice, e il cuore perde parte della sua funzionalità.
Le cellule staminali derivate dalla placenta, sono assolutamente identiche a quelle derivate dal midollo osseo di individui adulti. Ma le cellule fetali presentano dei vantaggi: si moltiplicano più velocemente e, soprattutto, producono più molecole in grado di proteggere il cuore e favorire la formazione di nuovi vasi sanguigni.
Il gruppo pavese ha dimostrato che la sola somministrazione delle molecole prodotte dalle staminali, riduce il danno da infarto e migliora la funzionalità del cuore, negli animali.
Inoltre, i ricercatori sono riusciti a modificare le cellule staminali, attraverso piccole molecole chiamate microRNA. In questo modo, hanno migliorato la loro capacità di differenziarsi in cardiomiociti, i mattoni del cuore.
Speriamo che queste scoperte aprano la strada a terapie innovative, nella cura dell'infarto.
https://www.flickr.com/photos/ilmarco/ |
La scoperta è di grande importanza. Infatti, l'infarto rappresenta la principale causa di morte e disabilità, nei paesi occidentali. Inoltre, la placenta diventa un organo di "scarto", dopo il parto. Perciò, il suo uso come fonte di cellule staminali, non solleva alcun problema di natura etica.
L'infarto del miocardio è provocato da un'improvvisa occlusione delle arterie che portano il sangue. La regione colpita diventa necrotica, ed è proprio la necrosi che scatena i sintomi. L'organismo, poi, riassorbe i tessuti morti. Ma non può rigenerare la parte persa, perchè non c'è più l'afflusso di sangue. Quindi, in quella zona si forma una cicatrice, e il cuore perde parte della sua funzionalità.
Le cellule staminali derivate dalla placenta, sono assolutamente identiche a quelle derivate dal midollo osseo di individui adulti. Ma le cellule fetali presentano dei vantaggi: si moltiplicano più velocemente e, soprattutto, producono più molecole in grado di proteggere il cuore e favorire la formazione di nuovi vasi sanguigni.
Il gruppo pavese ha dimostrato che la sola somministrazione delle molecole prodotte dalle staminali, riduce il danno da infarto e migliora la funzionalità del cuore, negli animali.
Inoltre, i ricercatori sono riusciti a modificare le cellule staminali, attraverso piccole molecole chiamate microRNA. In questo modo, hanno migliorato la loro capacità di differenziarsi in cardiomiociti, i mattoni del cuore.
Speriamo che queste scoperte aprano la strada a terapie innovative, nella cura dell'infarto.
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