Sulla calotta glaciale si allungano le crepe, a causa del riscaldamento globale. Se si fondesse tutto il ghiaccio dell'Antartide, il livello dei mari si innalzerebbe di 65 metri.
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Flora
Il riscaldamento globale è senza dubbio la minaccia principale, ma non è l'unica. Per esempio, vengono continuamente introdotti vegetali estranei, che vanno a competere con le 300 specie di licheni, le 110 specie di muschi e le 2 sole specie di piante con fiori autoctone.
A introdurre le nuove piante, senza volerlo, sono i 33mila turisti e i 7mila scienziati che ogni anno sbarcano in Antartide e che, nonostante tutte le precauzioni, portano su di sé circa 70mila semi di 200 specie diverse. Dove il clima è meno aspro, alcune hanno già attecchito, ma con quali conseguenze è ancora presto per dirlo.
Fauna
La fauna dell'Oceano meridionale comprende 8mila specie, 4mila delle quali esclusive. Vengono minacciate da inquinamento, pesca di frodo e uccisione accidentale di uccelli marini. A salvaguardarle ci pensa la Commissione per la Conservazione delle Risorse Marine Viventi Antartiche (CCAMLR). Infatti, nel 2016, è stato finalmente deciso di istituire l'area protetta del Mare di Ross, cinque volte più vasta dell'Italia.
Grazie a questa e ad altre misure, la fauna antartica gode di discreta salute: le balene, dopo gli stermini del secolo scorso, stanno lentamente recuperando, e le sei specie di foca non hanno particolari problemi. Invece, 4 delle 18 specie di pinguino suscitano qualche preoccupazione, perché si stanno rivelando sensibili alle variazioni climatiche.
Ma quelle che vanno tenute d'occhio sono soprattutto 2 specie di gamberetti, che costituiscono il krill. Questi crostacei sono la base della catena alimentare marina antartica: se il krill soffre, soffrono i pesci, poi le foche, i pinguini, e su su, fino alle balene. Il krill viene anche pescato, per farne mangimi o per estrarne gli acidi grassi omega-3, ma il rischio di un eccessivo sfruttamento è stato sventato, sempre grazie alla CCAMLR.
In ogni caso, l'impatto della pesca su questi organismi è la preoccupazione minore, perché quello che davvero li minaccia è il cambiamento climatico. Qualche anno fa, si è scoperto che questi crostacei, d'inverno, si concentrano sulla faccia inferiore del ghiaccio marino, nutrendosi delle alghe che la tappezzano. Perciò, ogni riduzione del ghiaccio intorno all'Antartide potrebbe avere ripercussioni gravi.
Cambiamento climatico
In effetti, quest'anno, dopo alcuni anni di insolita abbondanza, l'estensione del ghiaccio marino è stata la minima mai osservata. Ricordiamoci che se nel mondo le temperature sono aumentate di circa 0,7 °C in un secolo, nella penisola antartica sono cresciute di 2,5 °C in soli 50 anni.
Il risultato è stato la disintegrazione delle piattaforme di ghiaccio: prima la Larsen A, la più settentrionale, sparita nel 1995, poi la B, disgregatasi in pochi giorni nel 2002 e ora potrebbe accadere alla Larsen C. Vi si è aperta un'enorme crepa lunga 175 chilometri e larga 90 metri, alla quale mancano solo venti chilometri per staccare dalla piattaforma un iceberg grande quanto la Liguria.
Le piattaforme glaciali sono solo una minima parte dell'immensa calotta glaciale antartica, ma agiscono come un tappo sui ghiacciai che hanno alle loro spalle. Da quando la Larsen A e B sono sparite, i ghiacciai dietro di loro hanno cominciato a "correre" verso il mare, riversandovi il loro ghiaccio e contribuendo così ad alzarne il livello.
La speranza è che, essendo l'Antartide tanto grande e tanto fredda, cambiamenti significativi possano avvenire solo nell'arco di secoli o millenni. Se nella fusione ci fosse un'accelerazione improvvisa, nel 2100 il livello dei mari potrebbe essere già salito di circa un metro. E se sommiamo anche l'acqua di fusione della Groenlandia e dei ghiacciai montani, fra meno di un secolo ci potremmo ritrovare con gran parte delle città costiere inabitabili. E a quel punto, i guai non sarebbero solo per i pinguini.
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