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Contagio sismico

Non si può prevedere né la durata né l'intensità di una sequenza sismica come quella che sta coinvolgendo l'Appennino centrale.

La statua di S.Benedetto che si trova nella piazza centrale di Norcia
Immagine di pubblico dominio
Ogni volta che si sviluppa un terremoto lungo una superficie di faglia, la zona dell'ipocentro si scarica (rilassamento), e vengono caricati i volumi adiacenti (lateralmente) alla faglia stessa. Questi volumi, sottoposti ad un nuovo stato di stress, possono cedere (rompersi) e generare terremoti a loro volta.

Sono processi di propagazione laterale della sismicità (contagio) relativamente frequenti, già osservati in altre aree sismiche della Terra, come per esempio in Turchia, California e Haiti. Questo processo sta coinvolgendo l'Appennino centrale in questi mesi.

Il terremoto si è spostato da Amatrice verso nord, nell'area di Visso e Ussita; da questi luoghi oggi (domenica 30 ottobre) nuovamente verso sud, nell'area di Norcia, dove il terremoto di Amatrice di agosto si era arrestato.

Gli intervalli di tempo tra un terremoto forte ed un altro forte adiacente possono essere di anni o decine di anni, ma anche di giorni o mesi, come sta accadendo oggi in Appennino centrale.

Purtroppo non siamo in grado di prevedere quando e come tale sequenza sismica andrà a scemare, né possiamo escludere, in linea teorica, altri terremoti forti come e più di quelli avvenuti fino ad oggi in aree adiacenti a quelle colpite in questi mesi.

Va però detto che, se da una parte questa sequenza è fortemente preoccupante, dall'altro lato la propagazione laterale fa sì che si verifichino una serie di terremoti forti ma non fortissimi. Sarebbe stato molto peggio se tutti questi segmenti della faglia (Amatrice, Visso, Norcia) si fossero mossi tutti insieme, generando un terremoto di magnitudo almeno 7.0.

Analisi dell'Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del CNR (IGAG-CNR).

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