Nel nostro Paese, 489 imprese, oltre 9mila addetti e 9,4 miliardi di fatturato. Gli investimenti in ricerca e sviluppo sono il 25 % del fatturato, con punte fino al 40 %.
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È questa la fotografia scattata nel Rapporto 2016 "Le imprese di biotecnologie in Italia - Facts&Figures", realizzato da Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, in collaborazione con ENEA.
Nella grande maggioranza dei casi, il biotech italiano è costituito da imprese micro (meno di 10 addetti) o di piccola dimensione (meno di 50), che rappresentano l'elemento trainante dell'intero settore. Il fatturato supera i 9,4 miliardi di euro (aggiornato al 31/12/2014), e le previsioni indicano un +12,8 % al 2017, e un +18,1 % al 2019.
Gli addetti sono più di 9.200, mentre gli investimenti in R&S sono 1,8 miliardi, il 25 % del fatturato, con punte che possono raggiungere il 40 %. Nel corso del 2014, oltre la metà (56 %) delle imprese si è autofinanziata, più di un quarto (26 %) ha avuto accesso a contributi pubblici o privati, il 16 % ha fatto ricorso al capitale di debito, mentre solo il 4 % ha potuto accedere a finanziamenti di Venture Capital.
Inoltre, il Rapporto evidenzia che il biotech è un settore ad alta intensità di ricerca: rispetto all'industria manifatturiera, la quota di addetti in R&S è 5 volte maggiore. Non solo: guardando la quota della spesa in R&S sul fatturato, si vede che è 2,3 volte maggiore nel biotech.
La Lombardia è la prima regione, in Italia, per numero di imprese (141), investimenti in R&S (29,43 % del totale), e fatturato biotech (51,11 % del totale).
"I dati del rapporto mostrano come l'industria biotecnologica, in Italia, rappresenti un comparto di indiscussa eccellenza, sia scientifica che tecnologica. Un settore caratterizzato da un forte fermento e dinamismo", dichiara Riccardo Palmisano, Presidente di Assobiotec. "Ma gli stessi dati confermano anche i punti di debolezza."
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"Non possiamo rischiare di perdere il 'momentum' che il biotech sta offrendo anche al nostro Paese. Ad esempio, ci vorrebbe l'istituzione di una cabina di regia centrale e comune dell'intero sistema, che possa coordinare ed armonizzare gli interventi su ricerca e innovazione, individuando le priorità e indirizzando le risorse disponibili".
Le biotecnologie della salute
Le realtà impegnate nel settore delle biotecnologie della salute sono il 53 %, e continuano ad essere un motore trainante del comparto, se si considera il fatturato totale di 7,1 miliardi di euro, e il valore degli investimenti in R&S pari a 1,4 miliardi di euro. Sono in corso 249 progetti, di cui 190 già in fase di sviluppo preclinico o clinico.
I settori di eccellenza sono quelli delle Malattie Rare e delle Terapie Avanzate. Infatti, la nostra ricerca accademica vanta il maggior numero di pubblicazioni scientifiche in materia di Malattie Rare. E il primo prodotto di Terapie Avanzate approvato nel mondo occidentale è un farmaco a base di cellule staminali, sviluppato da un'impresa biotech italiana.
Le biotecnologie industriali
Con il 24 % di imprese, le biotecnologie industriali rappresentano il secondo settore di applicazione delle biotecnologie. Si tratta di realtà che utilizzano enzimi, prodotti da batteri, funghi e alghe, in ambiti che vanno dalla riqualificazione dei processi industriali, alla produzione di energia, alla diagnostica e bonifica ambientale, fino al restauro e alla conservazione del patrimonio artistico.
In questo campo, l'industria italiana si è affermata a livello mondiale nella produzione di biolubrificanti, pigmenti, solventi, detergenti, fitofarmaci, bioplastiche, fibre naturali e altri materiali, che già oggi sono una valida alternativa ai prodotti della petrolchimica tradizionale. Prodotti che hanno contribuito a portare il valore della bioeconomia in Italia a 244 miliardi di euro, con 1,5 milioni di occupati.
Le biotecnologie nel settore agricolo e zootecnico
Il settore green biotech conta il 9 % delle imprese. La maggior parte sono realtà dedicate a ricerca e sviluppo, di dimensione micro, impegnate a valorizzare il potenziale applicativo delle biotecnologie in campo agricolo e zootecnico: per il miglioramento del valore nutrizionale delle produzioni animali e vegetali, e la sostenibilità dell'intera filiera alimentare italiana.
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