La piattaforma di ghiaccio del Nansen dà vita a due grandi iceberg. Il fenomeno è stato osservato e commentato dai ricercatori del CNR.
Il 7 aprile, dalla piattaforma di ghiaccio del Nansen, in Antartide, si è staccata un'imponente massa di ghiaccio delle dimensioni di circa 150-160 km quadrati, dando vita a due grossi iceberg. Durante l'ultimo secolo, è capitato soltanto altre due volte che simili masse di ghiaccio si siano staccate dalla stessa piattaforma. La prima volta è avvenuto tra il 1913 e gli anni 50; la seconda tra il 1963 eil 1972 (la grande incertezza è dovuta alle irregolarità nelle osservazioni).La piattaforma del Nansen è una distesa di ghiaccio, lunga circa 50 km e larga circa 25 km, e si trova appena a sud della Stazione Italiana Mario Zucchelli. Prende il nome dal Monte Nansen che si trova nell'area, ed è stata esplorata per la prima volta durante la sfortunata British Antarctic Expedition 1910-1913, guidata dal Capitano Robert Falcon Scott.
Questa enorme estensione di ghiaccio galleggiante, attaccato alla linea di costa della Terra Vittoria, è delimitata a nord dall'Isola Inexpressible, e a sud dalla lingua di ghiaccio galleggiante del Drygalski, che si spinge in mare per una lunghezza di oltre 90 km. La piattaforma di Nansen costituisce una barriera che aiuta a frenare il flusso dei ghiacciai verso il mare, e quindi la perdita di massa della calotta glaciale antartica.
"Negli ultimi anni, in questa piattaforma si era formata una grande frattura, che nel tempo si è allargata ed estesa, al punto di far presagire un distacco massivo di ghiaccio e la formazione di uno o più iceberg", spiega Vito Vitale, dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del CNR (ISAC-CNR).
"La frattura è una conseguenza dello stress causato dalle diverse velocità di flusso di ghiaccio proveniente dai due ghiacciai che alimentano la piattaforma: il Priestley, situato a nord, che si muove più lentamente, e il Reeves, a ovest sud-ovest, che si muove più velocemente. Inoltre, questi flussi sono costretti a curvare, a causa della barriera rappresentata dall'enorme lingua glaciale del Drygalski".
Le piattaforme galleggianti che circondano le coste del continente Antartico sono soggette ad un equilibrio molto più delicato, e rispondono con maggiore sensibilità ai cambiamenti climatici, rispetto al ghiaccio che si trova sulla terraferma.
"E questo perché si fondono da entrambi i lati: alla superficie per l'aumento di temperatura dell'aria, sul fondo per l'aumento di temperatura dell'acqua. Inoltre, questi processi si combinano con i naturali movimenti provocati dalle maree, dalle onde e dalle correnti marine".
Grazie all'analisi delle immagini fornite dai satelliti italiani CoSMO-SkyMed e dal satellite ESA Sentinel-1, è stato possibile ricostruire l'andamento del fenomeno a partire dal 2014. All'inizio di marzo 2016, le immagini satellitari fornite dal satellite Sentinel-2 del Programma Europeo Copernicus, e una combinazione di immagini fornite dal satellite europeo Sentinel-1A e dai satelliti italiani Cosmo-SkyMed, indicavano che il fronte di ghiaccio era ormai rimasto attaccato molto debolmente alla piattaforma.
Prima che le condizioni di illuminazione solare diventassero sfavorevoli, Sentinel-2A ha catturato una serie spettacolare di immagini della piattaforma Nansen, dal dicembre 2015 al 1° aprile 2016, in cui si osserva la frattura aprirsi ed estendersi molto rapidamente.
L'immagine radar catturata dal satellite Sentinel-1A il 6 aprile mostra che, il giorno prima di recidere definitivamente il fronte del ghiaccio, la frattura aveva raggiunto la lunghezza di 40 km. Gli iceberg sono attualmente alla deriva in direzione nord-est.
Sembrerebbe, quindi, che non siano una minaccia immediata per le attività della stazione estiva italiana Mario Zucchelli, e per la stazione permanente coreana Jang Bogo, situate entrambe nella Baia di Terra Nova, a una distanza di una decina di chilometri l'una dall'altra.
Tuttavia, gli iceberg potrebbero costituire una minaccia per i mooring che sono stati installati nel corso degli anni in quella zona di mare, sia quelli che fanno parte dell'osservatorio marino permanente del PNRA, messi a mare sin dagli anni 90, sia quelli installati più recentemente da ricercatori marini neozelandesi.
"Il distacco di iceberg è un fenomeno che si ripete regolarmente. Ma molto più raro è il distacco di masse di ghiaccio importanti, come quelle cui abbiamo assistito il 7 aprile. Da quando l'Italia opera nella zona di Baia Terra Nova, cioè dal 1984, questa è la prima volta che si assiste ad un evento di queste dimensioni", sottolinea Enrico Brugnoli, Direttore del Dipartimento Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l'Ambiente del CNR.
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