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Un modello di sviluppo "green" per le regioni italiane: lo studio dell'ENEA per il WWF

Proporre un modello di sviluppo eco-sostenibile replicabile anche in altre regioni e nel Paese: è l'obiettivo dello studio sulla Liguria realizzato da ENEA per WWF Italia, che valuta soluzioni eco-innovative basate su rinnovabili, efficienza energetica e nuove tecnologie.

Santa Margherita Ligure, Liguria
Immagine di pubblico dominio
Nei prossimi 15 anni, in Liguria, potrebbero nascere oltre 4.500 nuovi posti di lavoro, dalla transizione verso un modello green e low carbon dell'economia. Questo sviluppo richiederebbe investimenti medi annui pari a circa 391 milioni di euro.

È quanto emerge dallo studio "Liguria, proposte per un modello di sviluppo nearly zero emissions", che il WWF ha commissionato all'ENEA. La ricerca vuole approfondire la possibilità di una transizione verso un modello basato su tecnologie e sistemi in grado di ridurre le emissioni di gas serra, ma anche di promuovere l'efficienza energetica, favorire lo sviluppo e l'innovazione del sistema produttivo e incrementare i livelli occupazionali.

Secondo lo studio, l'insieme delle proposte consentirebbe alla Liguria di ridurre di circa sei milioni di tonnellate annue le emissioni di CO2, di fatto dimezzando le emissioni pro-capite.

"Non si tratta di un piano energetico regionale, ma dell'analisi di alcune opzioni, che possono essere sviluppate e percorse da subito, e avere piena attuazione nel corso di qualche decennio", sottolinea Roberto Morabito, direttore del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali dell'ENEA. "L'obiettivo è l'individuazione di un modello di sviluppo green e low carbon, che possa essere replicabile anche in altre realtà regionali e territoriali".

"Questo studio mostra in modo chiaro e inequivocabile", ha dichiarato Donatella Bianchi, Presidente del WWF Italia, "come già oggi esistano una serie di soluzioni concrete che consentirebbero ad una regione come la Liguria (ma il discorso potrebbe tranquillamente essere esteso all'intero Paese) di fare rotta verso un'economia a bassissime emissioni, capace cioè di contrastare la minaccia dei cambiamenti climatici e, allo stesso tempo, creare nuova occupazione".

Complessivamente, sono state prese in considerazione oltre 30 opzioni tecnologiche, e su 15 di esse è stata effettuata una valutazione degli impatti energetici, ambientali, economici ed occupazionali, arrivando ad una rosa di interventi, da poter promuovere in cinque settori strategici:
  1. fonti rinnovabili elettriche
  2. rinnovabili termiche
  3. accumulo elettrochimico in batterie
  4. risparmio energetico nell'edilizia
  5. sistema dei trasporti sostenibile
Portofino, Liguria
Immagine di pubblico dominio
Alcune delle opzioni individuate risultano promettenti, ma non ancora pienamente mature, ad esempio l'auto elettrica. In altri casi si tratta di tecnologie ormai consolidate e di sicuro sviluppo, ma ancora condizionate da costi e limiti organizzativi del mercato, come il fotovoltaico. Altre ancora sono tecnologicamente pronte, ma ostacolate da inerzie organizzative e disponibilità di capitali adeguati, per esempio la riqualificazione energetica degli edifici.

Nel campo delle fonti rinnovabili elettriche e termiche, lo studio prevede che si possano creare circa 2.076 nuovi posti di lavoro, di cui 737 nelle rinnovabili elettriche e 1.339 nelle rinnovabili termiche. Tale sviluppo richiederebbe investimenti medi annui pari a 166 milioni di euro, di cui 103 nelle rinnovabili elettriche e 63 milioni nelle termiche. In questo modo, il 40 % dell'attuale domanda di energia elettrica regionale sarebbe soddisfatto da fonti rinnovabili.

Un altro settore dalle grandi potenzialità è quello della riqualificazione del parco edilizio: con un investimento medio annuo di circa 209 milioni di euro, si creerebbero 2.186 nuovi posti di lavoro, e gli interventi realizzati su oltre 10mila appartamenti permetterebbero di ridurre i consumi del 60 % rispetto agli attuali livelli. Altri 238 posti di lavoro deriverebbero dal settore dell'accumulo elettrico.

Anche dai trasporti può venire un contributo rilevante, ma di difficile quantificazione sotto l'aspetto occupazionale: prendendo in considerazione auto elettriche, elettrificazione delle banchine portuali, promozione del traffico pubblico locale e del trasporto ferroviario da e per i porti, si potrebbero ottenere risparmi energetici di circa 310mila tonnellate di petrolio equivalente all'anno.

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