Passa ai contenuti principali

Clima: le montagne si scaldano più rapidamente

Lo dice un team internazionale di scienziati, cui ha partecipato l'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr.

Kilimangiaro
http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Kilimangiaro_foto_aerea.jpg
Le regioni montane d'alta quota sono soggette ad un riscaldamento spesso più intenso e più rapido, di quello delle regioni circostanti. Questo fatto potrebbe provocare cambiamenti nel ciclo idrologico e nella disponibilità di risorse idriche; per non parlare della perdita di biodiversità e della possibile estinzione di alcune specie animali e vegetali.

È quanto ha messo in luce un recente articolo pubblicato sulla rivista Nature Climate Change, da un team internazionale di scienziati. È stato coinvolto anche l'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr (Isac-Cnr).

Le difficoltà in alta quota
"Studiare i cambiamenti in corso alle alte quote non è facile", afferma Elisa Palazzi, dell'Isac-Cnr e coautrice dell'articolo. "Le montagne sono ambienti variegati, caratterizzati da una rapida alternanza di paesaggi e microclimi che rendono difficile acquisire una visione d'insieme. I dati provenienti da queste regioni remote e di difficile accesso sono scarsi, talvolta inesistenti. Monitorarle in modo efficace è ancora molto dispendioso e costituisce una sfida scientifica e tecnologica importante".

La densità di stazioni meteorologiche al di sopra dei 4.500 metri è circa un decimo di quella nelle regioni sottostanti. Al di sopra dei 5.000 metri non sono neanche disponibili serie storiche abbastanza lunghe di dati osservati, che sono cruciali per rilevare le tendenze climatiche. La più lunga oggi disponibile, sulla vetta del Kilimangiaro, si riferisce a circa 10 anni, un periodo decisamente troppo breve per poter stimare i trend del clima.

I risultati e gli obiettivi
"Nonostante queste difficoltà e le incertezze, le misure disponibili indicano che in molte regioni di alta quota si assiste davvero ad un aumento delle temperature più rapido che nelle aree circostanti", prosegue la ricercatrice.  

Plateau tibetano
http://en.wikipedia.org/wiki/Tibetan_Plateau
"L'esempio più significativo è costituito dal Plateau Tibetano, l'altopiano più alto al mondo, comprendente gran parte della catena himalayana. Tra il 1961 e il 2012 si è assistito ad un aumento continuo di temperatura di 0.3-0.4 °C ogni dieci anni, maggiore man mano che si sale di quota. Se valutato nel periodo più recente 1991-2012, il trend si attesta attorno a 0.7 °C per decade al di sopra dei 4.000 metri e 0.3-0.4 sotto i 2.500 metri".

Informazioni più dettagliate sulle regioni montane, permetterebbero di calcolare in anticipo l'evoluzione di questi ambienti nei prossimi decenni. E, quindi, di preparare adeguate misure di prevenzione e mitigazione del cambiamento climatico.
Per poter fare questo, è essenziale migliorare le capacità osservative. Sia con strumenti e reti di monitoraggio in quota, che da satellite. Inoltre, bisognerà affiancare alle misure anche delle simulazioni di modelli climatici ad alta risoluzione.

"Un obiettivo irraggiungibile senza finanziamenti adeguati e accordi e collaborazioni a livello internazionale", conclude Palazzi.

Il team
Il team, che ha collaborato alla stesura dell'articolo, comprende ricercatori provenienti da Regno Unito, Stati Uniti, Svizzera, Canada, Ecuador, Pakistan, Cina, Italia, Austria e Kazakistan. Gli scienziati hanno analizzato e interpretato dati di temperatura misurati negli ultimi 60-70 anni, in diverse regioni di montagna del mondo.

Il lavoro nasce nell'ambito di un'iniziativa intenazionale chiamata "Mountain Research Initiative", finanziata dall'Agenzia nazionale svizzera.

Commenti

I post più letti dell'ultimo mese

Inquinamento dal Sahara

L'Isac-Cnr ha sviluppato, nell'ambito del progetto "Diapason", un software per calcolare il carico di PM 10 di origine sahariana, le polveri inquinanti che investono continuamente la nostra penisola. Immagine di pubblico dominio L'Europa è regolarmente raggiunta da aria proveniente dal Sahara , che porta con sé le frazioni più fini delle sabbie desertiche. E l'Italia si trova al centro di queste correnti , che portano ondate di calore e le cosiddette " piogge rosse ". Proprio quest'ultime spesso concorrono al superamento dei limiti di legge , sanzionati dall'Europa, per il PM 10 : l'insieme di polveri inquinanti di diametro inferiore a 10 micrometri, quindi facilmente inalabili . "È scientificamente dimostrato che l'inalazione di queste particelle è associata ad un aumento della mortalità e ad effetti negativi sulla salute " , ricorda Gian Paolo Gobbi , dell' Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima d...

Ciro e Antonio: dinosauri italiani

Ciro e Antonio sono fossili di dinosauro famosi nel mondo, ma praticamente sconosciuti nel nostro Paese. Ve li voglio presentare . Ciro è stato il primo dinosauro in assoluto ad essere scoperto in Italia, a Pietraroja (Benevento) nel 1980. Lo scopritore, Giovanni Todesco , era un appassionato di fossili che scambiò il piccolo dinosauro per una semplice lucertola e per questo motivo conservò l'esemplare in casa sua per anni. Nel 1993, dopo aver visto il film "Jurassic Park", decise di mostrare il fossile al paleontologo Giorgio Teruzzi, che lo riconobbe per quello che era: un piccolo di dinosauro.   (la foto è di proprietà di Scienza in Rete ) Nel 1998 venne riconosciuto come uno dei fossili più importanti nella storia della paleontologia . Il fossile, infatti, è fra i più completi che esistano ed è il primo a presentare organi interni e tessuti molli in uno straordinario stato di conservazione .

L'influenza dell'uomo sul clima? Forse risale a 3 mila anni fa

Le prove sono nei ghiacci della Groenlandia, esaminati da scienziati dell'Idpa-Cnr e dell'Università Ca' Foscari. Lo studio fa parte dei progetti europei "Early Human Impact" e "Past 4 Future". Immagine di pubblico dominio L'uomo potrebbe aver alterato il clima ben prima della Rivoluzione Industriale : con gli incendi innescati 3 mila anni fa nelle foreste europee, per fare spazio ad insediamenti e campi . A ipotizzarlo è uno studio dell' Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali del Cnr ( Idpa-Cnr ), e dell' Università Ca' Foscari di Venezia. La ricerca è avvenuta sui ghiacci della Groenlandia , dei veri e propri archivi della storia climatica della Terra . Sono stati analizzati nella " clean room " di Ca' Foscari, un laboratorio la cui caratteristica principale è la presenza di aria molto pura , vale a dire con un bassissimo contenuto di microparticelle di polvere.

Ambiente: alcuni organismi si stanno adattando ai cambiamenti climatici del Mediterraneo

Una ricerca, pubblicata sulla rivista "Royal Society Open Science", rivela che alcuni organismi marini saranno in grado di attrezzarsi per sopravvivere alle alterazioni climatiche, in atto nel Mediterraneo. http://commons.wikimedia.org/wiki/User:Otrebor81~commonswiki Ci sono alcuni organismi che vivono ancorati al fondale marino, e, quindi, non possono sottrarsi agli effetti dell' acidificazione degli oceani e del riscaldamento dell'acqua di mare . Organismi come il briozoo Calpensia nobilis : un invertebrato marino, con uno scheletro esterno formato da carbonato di calcio, che vive in colonie. Proprio su di esso è stato condotto l'esperimento di cui si parla nell' articolo . La ricerca è firmata da Chiara Lombardi e Silvia Cocito , del Centro Ricerche Ambiente Marino Santa Teresa dell'ENEA , da Maria Cristina Gambi , della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli , e da Paul D. Taylor , del Natural History Museum di Londra .

Sciami di droni al lavoro con gli agricoltori

A breve sarà pronto il primo prototipo di droni per l'agricoltura di precisione, in grado di monitorare lo stato di salute delle coltivazioni ed eliminare le piante infestanti, con una logica ispirata a quella delle api. La tecnologia in aiuto dell'agricoltura . In un futuro molto prossimo, sciami di droni e robot saranno diffusamente impiegati nei campi per individuare ed eliminare le piante infestanti con una logica ispirata a quella delle api. È quanto promette il progetto europeo " SAGA: Swarm Robotics for Agricultural Applications " , coordinato dall' Istituto di Scienza e Tecnologie dell'Informazione del CNR (ISTI-CNR) . "Tra pochi mesi, sarà pronto il test per il primo prototipo di drone , programmato per osservare un campo coltivato e rilevare con precisione la presenza di piante infestanti , attraverso algoritmi di visione artificiale, sviluppati presso i nostri laboratori specializzati nello studio di sciami di robot" , spiega Vito ...