Restaurare le opere d'arte utilizzando batteri. È il biorestauro, una tecnologia italiana perfezionata dall'ENEA, l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile.
Questo metodo di pulitura utilizza microrganismi, capaci di rimuovere depositi di vario tipo. Con molti vantaggi rispetto alle sostanze chimiche utilizzate di solito:
I tanti tipi diversi di batteri selezionati permettono di effettuare interventi su misura, a seconda dei materiali da cui è composta l'opera: dipinti, affreschi, carta, pergamena, marmo o legno. Ma anche a seconda delle sostanze da rimuovere nella pulitura: colle animali e sintetiche, resine, oli, idrocarburi, gessi o carbonati.
“La ricerca scientifica ha individuato nei microrganismi formidabili alleati per un nuovo strumento, utilizzabile per la tutela e la conservazione del patrimonio artistico. L’idea dalla quale siamo partiti è stata di trasformare in risorsa un problema, ovvero sfruttare le capacità metaboliche dei microrganismi che vivono in aree degradate di interesse archeologico, per intervenire sugli stessi manufatti artistici bisognosi di restauro”, spiega Anna Rosa Sprocati, coordinatrice del laboratorio ENEA di "Microbiologia Ambientale e Biotecnologie Microbiche".
La tecnica del biorestauro è già stata applicata con successo in molte occasioni. Dagli affreschi del Palazzo dei Papi di Avignone, a quelli della Casina Farnese sul Palatino (Roma). Dai Musei Vaticani alla Galleria Nazionale di Arte Moderna. E presto i batteri saranno all'opera per ripulire le fontane e le statue dei Giardini Vaticani.
http://www.enea.it/it |
- selettività dell'intervento
- sicurezza per l'opera d'arte
- non tossicità per i restauratori
- ridotto impatto ambientale
- basso costo
I tanti tipi diversi di batteri selezionati permettono di effettuare interventi su misura, a seconda dei materiali da cui è composta l'opera: dipinti, affreschi, carta, pergamena, marmo o legno. Ma anche a seconda delle sostanze da rimuovere nella pulitura: colle animali e sintetiche, resine, oli, idrocarburi, gessi o carbonati.
“La ricerca scientifica ha individuato nei microrganismi formidabili alleati per un nuovo strumento, utilizzabile per la tutela e la conservazione del patrimonio artistico. L’idea dalla quale siamo partiti è stata di trasformare in risorsa un problema, ovvero sfruttare le capacità metaboliche dei microrganismi che vivono in aree degradate di interesse archeologico, per intervenire sugli stessi manufatti artistici bisognosi di restauro”, spiega Anna Rosa Sprocati, coordinatrice del laboratorio ENEA di "Microbiologia Ambientale e Biotecnologie Microbiche".
La tecnica del biorestauro è già stata applicata con successo in molte occasioni. Dagli affreschi del Palazzo dei Papi di Avignone, a quelli della Casina Farnese sul Palatino (Roma). Dai Musei Vaticani alla Galleria Nazionale di Arte Moderna. E presto i batteri saranno all'opera per ripulire le fontane e le statue dei Giardini Vaticani.
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